“Safe search filter” come filtrare i risultati di ricerca

Safe Search Filter per evitare i risultati espliciti nelle ricerche

“Safe search filter” è l’espressione in inglese con cui si indica lo strumento che filtra i risultati espliciti di una ricerca effettuata con un programma di navigazione su un motore di ricerca. Il più noto di questi filtri è SafeSearch di Google. In questo articolo vediamo come funziona il filtro e quali sono quelli più efficaci.

1. Cosa significa “safe search filter”

Con l’espressione “safe search filter” si indica un piccolo servizio che filtra i risultati espliciti di una ricerca effettuata con un motore (di ricerca). SafeSearch è il nome ufficiale del filtro per i risultati espliciti nelle ricerche integrato in Chrome, il programma per la navigazione di Google e in assoluto il più utilizzato. Ma, in generale, con la dicitura “safe search filter” si indicano tutti i filtri che agiscono sulle ricerche, da qualsiasi programma di navigazione e da qualsiasi browser.

Come è facilmente comprensibile, filtrare i risultati di una ricerca sul web significa restituire come risultato una lista parziale dei siti associabili alle parole chiave inserite dall’utente. Dalla ricerca su Chrome, con il filtro SafeSearch attivato, si escludono quelli che Google chiama i “risultati espliciti” ovvero tutti i siti che contengono contenuti particolari. Possono essere pornografici o con contenuti violenti e, in generale, tutti quei siti che potrebbero urtare la nostra sensibilità.

Il “SafeSearch filter” è in grado di bloccare i singoli contenuti (testi, immagini e video) anche se, a una prima vista, il sito potrebbe risultare “pulito”. In particolare, lo strumento SafeSearch di Google attiva il filtro su tutto l’account, ciò significa che l’utente sarà protetto ogni volta che eseguirà, da registrato, una ricerca su qualsiasi app o servizio Google. In questo modo la navigazione sarà tutelata anche su smartphone, sia Android che iOS. Infine, da segnalare che il SafeSearch di Google può essere attivato facilmente anche dopo aver effettuato una ricerca per immagini. In alto a destra della pagina dei risultati, infatti, attraverso un piccolo menu a tendina Google permette di escludere i contenuti espliciti.

È importante segnalare subito che il filtro incluso in un programma di navigazione come Google Chrome viene applicato solo ai risultati ottenuti attraverso l’uso di quel programma. Per intenderci, se si riceve un link o un contenuto oltraggioso via posta elettronica o via chat, nulla potrà il filtro specifico per Chrome o per qualsiasi altro programma di navigazione. Dunque, attenzione, il “filtro per le ricerche pulite”, come potremmo tradurlo in italiano, non protegge dai link malevoli o dai file infetti scaricati dal web ma, di fatto, seleziona i risultati di una ricerca sul web.

Da Firefox a Safari a Microsoft Edge (in questo caso è il Family Safety in Impostazioni), tutti i programmi di navigazione hanno un filtro per la rimozione dalla ricerca dei contenuti espliciti. Ma esiste un filtro per i contenuti anche in servizi web come YouTube (la Modalità con Restrizioni) e anche in diversi servizi di streaming come Netflix, Amazon Prime e Disney+ o su Apple (che li chiama Controlli Parentali). Come si fa a individuarlo? Lo troveremo sempre nelle impostazioni di profilo e/o all’interno delle voci di menu che riguardano la privacy e la sicurezza.

Per esempio, su Netflix, che crea fin da subito due account, uno per adulti e uno per bambini, si va sulla voce Profili e Filtro Famiglia dell’account Adulti e si possono impostare delle limitazioni predefinite.


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2. Come funziona un filtro che protegge le ricerche sul web

Come funziona un filtro per proteggere la navigazione? Il criterio su cui si basano i “safe search filter” è pressoché simile per tutti i programmi o le app che lo propongono. Generalmente, il servizio di ricerca sfrutta le informazioni memorizzate relative a un sito. Informazioni raccolte attraverso gli “spider” che scandagliano la Rete. Un sito sarà contraddistinto e sarà inserito in una certa categoria a seconda delle parole chiave che lo definiscono. A questo punto, prima di pubblicare il risultato di una ricerca di un utente, il motore avrà già filtrato i siti, e i contenuti che sa di non dover mostrare, senza neanche rendercene conto. Perché tutto ciò avviene in un tempo infinitesimale.

In pratica, i “safe search filter” utilizzano lo stesso criterio di filtraggio dei servizi di content filtering come FlashStart, limitato ai risultati di un motore di ricerca. I content filter, di cui abbiamo parlato approfonditamente, che fanno molto di più di impedire la visualizzazione di contenuti espliciti ma bloccano l’accesso a siti pericolosi, indipendentemente da come ci si arriva, per esempio da una mail o da un messaggio in una chat.

3. Perché serve un filtro per le ricerche sul web

Un filtro per le ricerche sul web è particolarmente utile in diversi contesti. Certamente in famiglia, per proteggere la navigazione dei più piccoli e degli indifesi, ma anche nelle strutture pubbliche come le biblioteche o gli istituti di istruzione. Può rappresentare, dunque, un primo livello di protezione della navigazione, ma, come abbiamo già detto, usare uno strumento solo per filtrare i risultati di una ricerca è limitante.

I contenuti “espliciti”, infatti, possono provenire da altre sorgenti – la posta elettronica e le chat, per esempio – e in quel caso un filtro per la ricerca non può fare niente. Inoltre, i filtri preimpostati nei motori di ricerca non proteggono l’utente dall’accesso a siti malevoli e possono essere facilmente disabilitati. C’è anche da ricordare che, nel caso di una struttura con più computer, sarebbe necessario impostare il “safe search filter” in ogni dispositivo. E allora, è meglio orientarsi su una soluzione più efficace.

4. Scegliere il filtro che tutela al massimo la navigazione

Per i limiti che abbiamo appena sottolineato, è più opportuno affidarsi a un filtro più evoluto come, per esempio, FlashStart, Disponibile sotto forma di applicativo o di servizio, lo strumento agisce a livello di DNS.

Ciò significa che FlashStart controlla in tempo reale se il DNS (Domain Name System, il nome di dominio), rientra in una lista speciale di siti considerati pericolosi (blacklist). Se si verifica questa eventualità, si impedirà la navigazione dell’utente verso quel sito, oppure il sito sarà escluso fin da subito dai risultati di ricerca.

Inoltre, tramite un’opzione presente nella sua dashboard, FlashStart, permette l’attivazione della safe search per Google, Bing, Duck Duck Go e YouTube. Grazie all’utilizzo di FlashStart, una volta gestita da FlashStart, la “safe search” non può essere rimossa dall’utente, garantendo così la massima sicurezza nelle reti aziendali e/o scolastiche.

FlashStart si distingue tra i servizi di webfiltering per velocità di risposta, perché può contare su una rete Anycast e l’integrazione con Microsoft Active Directory, che non tutti propongono, per garantire maggiore qualità del servizio su reti Microsoft e con diversi dispositivi collegati.

Per gli utilizzi casalinghi, infine, da segnalare che FlashStart ha realizzato una soluzione apposita per proteggere la navigazione di grandi e piccini. ClientShield è una app di content filtering facile da configurare e utilizzare che assolve pienamente l’incarico di proteggere la navigazione su tutti i device utilizzati in famiglia.


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Categoria: Cloud
Tempo di lettura 2 min
Valerio MarianiB2B IT Journalist & Digital content
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