Controllare l’accesso a Internet
Controllare l’accesso a Internet ormai è una pratica molto diffusa nelle aziende, nelle scuole e nella Pubblica Amministrazione. Ed è fortemente consigliabile, non solo per monitorare la navigazione, ma soprattutto per proteggere la rete aziendale dai cybercriminali. Vediamo come fare e che strumenti utilizzare.
1. Perché controllare l’accesso a Internet
Monitorare l’accesso a Internet degli utenti di una rete aziendale è un’attività antica. Negli anni ‘90 la diffusione di programmi come Napster creò problemi alle reti universitarie. La (poca) banda passante, infatti, veniva intasata dal download massivo di musica prima e film dopo. Negli stessi anni, il Governo americano emanò il CIPA (Children’s Internet Protection Act) che imponeva alle biblioteche e alle Scuole un sistema di monitoraggio e blocco della navigazione. L’obiettivo era impedire che i minori accedessero a siti pornografici o pericolosi su reti a uso pubblico come quelle delle biblioteche o delle Scuole.
Si iniziarono a diffondere, così, i primi sistemi di monitoraggio della navigazione. Software che saranno chiamati filtri che si frappongono tra il computer dell’utente e il fornitore di servizi Internet e, ogni volta che è necessario, bloccano l’accesso a un certo sito considerato non visitabile.
La questione, poi, fu considerata anche dalle aziende, soprattutto dopo l’introduzione dei social network. L’idea era sempre la stessa: monitorare la navigazione per impedire l’accesso a determinati siti e servizi che avrebbero in qualche modo “distratto” gli utenti durante le attività lavorative.
Infine, anche in ambito domestico, controllare l’accesso a Internet è diventato un problema da affrontare per evitare che i minori finissero su siti non adeguati. Parliamo di siti pedopornografici, di siti che inneggiano alla violenza, di vendita di armi, di tutto ciò che, insomma, può risultare pericoloso per qualche motivo.
Con la diffusione del BYOD (Bring Your Own Device), ovvero la pratica di utilizzare un computer o uno smartphone sia per attività personali che lavorative, e il conseguente rischio che i figli “giochino” con i computer aziendali, utilizzare strumenti di controllo della navigazione è diventato ancora più importante.
Oggi monitorare la navigazione diventa fondamentale per un motivo ulteriore: tutelare la rete aziendale da eventuali cyberattacchi. Sappiamo bene che molto spesso gli attacchi informatici si perpetuano attraverso l’invio di un link. Da una mail di phishing, o da un messaggio ricevuto via chat anche da persone conosciute, sfruttando le tecniche di social engineering si invita l’utente a cliccare su un sito, per poi farlo finire in trappola. Il contenuto della pagina d’approdo, infatti, può contenere del codice malevolo che si autoinstalla sul dispositivo e prendere in ostaggio i dati. O, ancora, dalla stessa pagina si potrebbe invitare l’utente a condividere dati personali come la user e la password per accedere all’home banking.
È chiaro, ora, che gli strumenti di controllo di accesso a Internet si rivelano necessari, in casa come in azienda, nelle Scuole come nella Pubblica Amministrazione. E, è importante segnalarlo, la Legge prevede che il gestore di una rete aziendale abbia tutto il diritto di controllare la navigazione degli utenti, pur tutelandone la privacy, ovvero senza memorizzare in alcun modo documenti personali o siti visitati.
Per tutelare la navigazione dei minori, la Legge italiana, e quella di tanti altri Paesi, è diventata ancora più specifica. Fino ad arrivare a imporre il cosiddetto Parental Control agli ISP, Internet Service Provider, ovvero i fornitori di accesso a Internet, come abbiamo già spiegato in dettaglio.
2. Controllare l’accesso a Internet con i filtri
Il Parental Control, controllo parentale, è un servizio sempre più diffuso e molto spesso gratuito. Lo troviamo su YouTube, su Google Chrome, su Netflix e su Sky, per esempio. E, come detto, presto sarà fornito gratuitamente anche dai fornitori di accesso a Internet. I servizi di Parental Control altro non sono che servizi di filtraggio della navigazione. Ma, attenzione, il fatto che siano gratuiti inevitabilmente li rende limitati.
Il controllo dell’accesso a Internet, o della navigazione, avviene attraverso un servizio che si chiama filtro per la navigazione. In generale, il funzionamento è molto semplice. Il filtro agisce appena l’utente clicca su un link, indipendentemente da come sia stato ricevuto (via mail, via chat, via Sms su computer, smartphone o tablet). Il filtro “prende in carico” la url richiesta ed esegue un controllo rapidissimo, dell’ordine di millisecondi, consultando una o più black list, liste di siti registrati come pericolosi. Se il sito non appare in una blacklist, il filtro dà il via libera e permette la navigazione, il tutto senza che l’utente percepisca il ritardo dovuto al controllo.
Può capitare in alcuni casi che si richieda il blocco totale dell’accesso a Internet. Sebbene sia una pratica rara, su alcune reti aziendali particolarmente delicate può essere necessario. Ma, c’è da dire che il rapporto tra il vantaggio del blocco totale e lo svantaggio di operare senza connettersi è un prezzo decisamente alto da pagare alla produttività. A maggior ragione oggi che la maggior parte delle applicazioni aziendali opera come servizio web.
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3. Scegliere il filtro per monitorare l’accesso
Spiegato il funzionamento di un filtro che controlla l’accesso a Internet, capiamo in fretta quali possono essere i limiti dei Parental Control preimpostati. Intanto, il filtro funziona solo per lo specifico servizio utilizzato. Ciò vuol dire che il filtro di Google Chrome funziona solo su Google Chrome, o quello di YouTube solo su YouTube. Inoltre, si tratta di filtri facilmente disattivabili e non personalizzabili, risultando non indicati per le aziende e, infine, si basano su black list non sempre accurate e aggiornate.
Insomma, c’è filtro e filtro per il controllo di accesso a Internet, e sceglierne uno a pagamento è l’opzione migliore. Perché, in tutti i casi, c’è bisogno di un filtro per i contenuti personalizzabile, difficilmente disattivabile e che si affidi a un database completo e aggiornato. I costi generalmente non sono alti e, soprattutto, per il lavoro di protezione dai cyberattacchi che sono in grado da fare, sono assolutamente giustificati.
Tra tutti i filtri a pagamento disponibili sul mercato, è meglio scegliere un filtro DNS. Un filtro DNS controlla la bontà del server che ospita un certo sito Internet, a cui corrisponde un cosiddetto indirizzo IP. Con il filtro DNS non si rischia di cadere nei trucchi che possono usare i malintenzionati nel mascherare i nomi di dominio di un sito, i contenuti delle pagine web e modificare il percorso tra la richiesta e il sito. Il filtro DNS controlla se l’indirizzo di quel server è inserito in una black list e, se il controllo ha esito positivo, blocca l’accesso al contenuto.
4. Il filtro DNS, la scelta migliore
Tanti filtri DNS sono troppo sofisticati, complessi da installare e gestire e costosi. Ma ce ne sono di perfetti per l’utilizzo in famiglia, per la Pubblica Amministrazione e le Istituzioni Scolastiche. Il filtro DNS di FlashStart è una scelta adeguata a chi vuole un servizio di monitoraggio della navigazione semplice da configurare, da personalizzare e sempre aggiornato.
Il filtro DNS di FlashStart analizza con attenzione tutte le fermate di un percorso che fa una richiesta di accesso a un sito. Il filtro utilizza anche algoritmi di machine learning per escludere a priori i percorsi pericolosi velocizzando così il controllo. In più, FlashStart è in grado di utilizzare registri DNS più aggiornati e più affidabili nell’analisi dei percorsi da utente al sito richiesto.
Capace di filtrare circa 2 miliardi di query di siti Web, FlashStart DNS protegge ogni giorno la navigazione di 25 milioni di utenti, è presente in più di 140 Paesi nel mondo e in circa 10mila tra aziende, scuole e pubbliche amministrazioni e viene erogato, anche sottoforma di servizio, da 700 partner certificati. FlashStart DNS, inoltre, è sempre più adottato dagli Internet Service Provider italiani che devono adeguarsi alla legge sulla protezione della navigazione dei minori.
In definitiva, perché scegliere il filtro DNS di FlashStart per controllare l’accesso a Internet? Riassumiamone i sette punti distintivi:
» Aggiornamento frequente delle black list: FlashStart verifica 200mila nuovi siti al giorno.
» Bassa latenza garantita (significa velocità tra richiesta e accesso).
» 90 categorie di siti dannosi e geoblocking per isolare i Paesi pericolosi
» Uso dell’Intelligenza Artificiale per migliorare la qualità delle blacklist e per la latenza
» Facilità di configurazione e personalizzazione
» Integrazione nativa con Active Directory di Microsoft per velocizzare il lavoro degli amministratori di sistema di Scuole, Istituzioni e PMI
» Protezione LAN mondiale e il roaming sugli end point attraverso la rete Anycast.
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